DAL 9 AL 21 OTTOBRE 2010
MOSTRA DI POESIA VISIVA
SALA MENOUNO del MEGA FORLÌ – C.so Della Repubblica n. 144 - Forlì
Organizzata dal Centro Culturale L’Ortica
(a cura di Davide Argnani)
“POESIA VISIVA OGGI? VIETATO PENSARE MA LIBERI DI ANDARE”
È possibile, anzi necessaria, almeno per cancellare tutti i muri grigi, specialmente dopo l’abolizione dei graffiti e la condanna degli artisti-graffittari e la tentazione di inibire la libera espressione delle idee.
Come sosteneva Eugenio Miccini “gli Dei non amano il disordine”, ma i Visivi prendono tutto il materiale offerto dalla realtà non per analizzarla strutturalmente, ma per andare oltre l’analisi strutturalistica, per incrinare il dato visivo abituale e ricomporlo deformato affinché lo spettatore/lettore, osservandolo/leggendolo, ne venga respinto, impari a comprenderne l’effettiva sostanza e i fini nascosti.
Quindi la poesia visiva è l’unica forma di espressione artistica politicamente impegnata e valida a tutt’oggi. I mezzi usati sono in generale poveri: materiali presi dai giornali, dai manifesti, annunci pubblicitari, fotografie, mozziconi di parole, raccolti ovunque. Poi rifusi e ricomposti con le tecniche più diverse per creare opere/documenti in cui confluiscono il soggetto/artista e l’oggetto realtà. L’artista è libero di andare, di pensare, di fare e di mettersi in discussione. Proprio come già dal 1913 osò provocare il poeta italo/francese Guillaume Apollinaire (Roma 1880-Parigi 1918) con i suoi famosi Calligrammes,esprimendo una nuova visione poetica libera dalle costrizioni della metrica e scritta in modo da comporre un disegno, un’immagine; o come, qualche decennio più tardi, farà anche l’impetuoso poeta gallese Dylan Thomas con i suoi ‘parallelogrammi’; o addirittura l’uomo delle caverne di-segnando sulla roccia i geroglifici della propria presenza.
Ma la Poesia Visiva in Italia si rivela dopo la metà del secolo scorso, diffondendosi poi in tutto il mondo, grazie a due spiriti ribelli e innovatori come Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti. Due toscani nati e cresciuti in quella Firenze che per secoli e fino all’ultimo dopoguerra è stata fulcro e movimento della cultura.
Insomma, per dirla con le parole di Miccini e Pignotti: “La poesia visiva, nonostante tutte le diverse e molteplici relazioni con analoghi fenomeni precedenti…, nasce in Italia negli anni 1962/63. Alcuni personaggi si trovarono – tra Firenze, Roma e Napoli – ad operare a distanza sopra le stesse esperienze che poi con diverse motivazioni ideologiche, metodologiche ed estetiche furono raccolte e diffuse dal Gruppo ’70 di Firenze.
Vero è che nel suo ormai lungo corso le varie puntualizzazioni poetiche hanno preso caratteri e sfumature diversi e perfino antagonisti. Era ed è il segno di quella partecipazione ad un ‘movimento’ che, ad opera delle singole personalità, doveva ulteriormente precisarsi in ordine a determinate opzioni tecniche, stilistiche, ideologiche… L’arte, è stato detto giustamente più volte, non è un hortus conclusus ma un processo, tanto più oggi che questo suo “divenire” ha preso una costante accelerazione, con l’inevitabile, progressiva entropia negativa che caratterizza gli aspetti transeunti di ogni “progresso”.
La poesia visiva, infrangendo il privilegio accordato all’uso verbale della parola o alla parola tout court, si pone all’esterno della letteratura in quanto non le è complementare, non ne attinge direttamente i modelli, non ne rispetta i “generi” e si postula addirittura come alternativa…”. E poi, secondo Lamberto Pignotti, se “I libri di filosofia verranno un giorno stampati a fumetti, la linguistica sarà esposta con tavole a rotocalco, il codice civile adotterà una segnaletica di tipo internazionale analoga a quella del codice stradale?
A parte il suo aspetto paradossale l’interrogatorio racchiude in sé un’esigenza tutt’altro che futile: là dove le attuali lingue nazionali dividono, un linguaggio visivo potrebbe unire. Oltre alla segnaletica stradale, del resto assai recente, esistono da tempo altri linguaggi che si richiamano variamente a un’esigenza visiva: basterà pensare per esempio alla matematica, alla geometria, alla chimica, alla musica, ad alcune branche della fisica in cui l’impiego dei simboli evita l’uso di frasi…”
Tutto questo e non solo questo si scopre lungo il percorso della mostra forlivese che raccoglie opere fresche e recenti dei maggiori artisti italiani della poesia visiva contemporanea, con qualche testimonianza di gesti visionari di poeti di diversa appartenenza globale.
LA POESIA È MORTA? VIVA LA POESIA!
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