Chi siamo?
Siamo un gruppo di amici associati a Viaterrea che avute varie esperienze e/o disavventure in campo editoriale abbiamo fatto le seguenti considerazioni:
Chiunque, se ne ha voglia, ha diritto di scrivere e se uno lo fa è perché vuole comunicare quello che pensa-sente-ha vissuto… Chi scrive lo fa perché ha voglia di essere letto, non tanto per arrivare (dove?) o per diventare ricco e famoso (che poi nessuno lo vieta, ma è secondario). Anzi, chi sente questo bisogno di comunicare, nella maggior parte dei casi è disposto a pagare di persona, anche a costo di rimetterci (soldi e perché no, anche la reputazione).
Spinto dal bisogno di condividere le proprie esperienze lo “scrittore” è disposto a pagare di persona (in euro). Eccolo quindi rivolgersi ad un editore. Scartati quelli più grossi (Mondadori, Einaudi…) perché un barlume di consapevolezza gli è rimasto (sa di essere uno scrittore di talento ma addirittura un “grande” no. Per ora è prematuro, si vedrà…), il nostro si rivolge quindi ad un piccolo editore. La voglia di vedere il proprio nome sulla copertina di un libro (cosa che, come è risaputo, è in grado di annebbiare la capacità critica di chiunque) fa dello “scrittore” una facile preda per chi, privo di scrupoli, decida di sfruttare questo/a suo/a desiderio/illusione. Sono in molti a saperlo. Ecco quindi sorgere tutta una ridda di editori pronti a sfruttare l’occasione propizia (stiamo generalizzando, non tutti sono così, ci sono anche quelli peggiori di così, come c’è n’è anche qualcuno onesto). All’editore basta un colpo d’occhio per capire che il “pollo” è cotto a puntino.
Noi siamo sicuri che comunicare sia un diritto di ognuno. Questo però non rende obbligatorio farsi imbrogliare! Sappiamo anche che:
1 - un editore se non è un grosso o un grande editore (normalmente irraggiungibile, ma poi non è detto che sia sempre così) non vuole rischiare nulla sul tuo lavoro;
2 - le spese sono sempre a tuo carico e su queste l’editore ha già fatto il suo guadagno, tu guadagnerai se e solo se, il tuo libro viene venduto (la qual cosa all’editore importa relativamente);
3 - le tirature richieste (che sono quelle convenienti per le tipografie) sono di solito sempre eccedenti le effettive necessità di chi scrive (con relativo aumento dei costi);
4 - di solito la distribuzione (quando c’è e non è fasulla) è molto limitata e anche quando c’è, i librai di solito non danno alcuna evidenza ai tuoi libri (quando volutamente non li infilano sotto qualche bancone per toglierseli di torno e lasciar spazio ai best seller della Mondatori).
5 - se sei un autore sconosciuto (tolti i parenti stretti, gli amici che ti vogliono bene e quei pochi che sei riuscito a costringere all’acquisto) nessuno viene a cercare il tuo libro. Se nessuno sa chi sei, perché dovrebbe leggere quello che scrivi? C’è già tanta roba in giro da leggere perché si dovrebbe leggere proprio la tua? Soprattutto se sei un poeta (teoricamente persona sensibile e forse anche fragile), perché qualcuno dovrebbe scomodarsi a leggere (ma soprattutto ad acquistare) le tue poesie quando in Italia nessuno (o quasi) legge poesia?
Noi che in qualche modo tutto questo lo abbiamo vissuto, o abbiamo partecipato alle disavventure di qualche amico a cui tutto questo è successo, abbiamo pensato di fare qualcosa.
Cosa?
1 - Abbiamo deciso di stampare i nostri libri da soli (Che idea! Lo possiamo fare tutti. Basta andare in tipografia… Ma poi le cose sono come prima. Alte tirature. Si deve diventare matti per la grafica. La correzione delle bozze… Niente distribuzione…). No. L’idea è, stampiamoci da soli le nostre cose ma a prezzi ridotti ed in tirature limitate (che posso sempre essere aumentare se il libro tira) ed il più possibile economiche (per noi e per gli eventuali acquirenti).
2 - Abbiamo creato un marchio (tosca) che segnala le nostre pubblicazioni, ma sino ad ora, siamo rimasti un gruppo di amici, non siamo una casa editrice (forse lo diventeremo, chissà per adesso non ci speriamo).
3 - Sicuri che il valore di ogni scritto è determinato dal pubblico dei lettori, noi (per quanto è possibile, c’è un limite a tutto!) cerchiamo di non escludere nulla a priori. Tutti,(anche se, ripetiamo che c’è un limite anche a questo "tutti", sarà anche un nostro limite ma un limite c’è). Tutti hanno diritto di scrivere pubblicare e diffondere i propri scritti.
4 - E’ il pubblico a decidere del successo di un’opera. Per quanto ne scrivano o dicano i critici sono sempre i lettori a decidere che cosa gli piace. Chiaro che per poter far decidere ai lettori, ai lettori bisogna arrivare. Per sapere se si è dei “bravi” scrittori bisogna prima essere letti.
5 - Siamo convinti che se un’opera vale qualcosa. Una volta diffusa prima o poi qualcuno la noterà (sino ad ora abbiamo potuto constatare che è così).
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