INTERVISTA a Marcello Baraghini
Tra le case editrici alternative un posto di primo piano occupa Stampa Alternativa, attiva fin dal lontano 1970. Il suo editore, allora come oggi, è Marcello Barghini, figura a dir poco romanzesca. Marcello Baraghini.
La sua storia d’editore iniziò sul finire del 1970, quando diede vita alla storica casa editrice Stampa Alternativa. E sono subito una miriade di opuscoli su droga, sessualità, alimentazione, musica, anticoncezionali, in vendita a un prezzo politico di 300-500 lire.
Nel ’74 pubblica "Contro la famiglia", 50-60000 copie vendute (oltre quelle pubblicate dalla Savelli), un manuale di autodifesa per minorenni che provocò l’indignazione della Chiesa e della destra, e che costò a Baraghini - dopo un lunghissimo processo - una condanna a un anno e sei mesi di carcere.
Da qui la latitanza nelle campagne della Toscana, ove fece il pastore fino al 1977, quando venne amnistiato.
Di queste spine, per reati d’opinione, Baraghini ne ha collezionate oltre un centinaio, e continua tuttora, imperterrito, senza mai cucirsi corone autoglorificanti.
Scorrendo il catalogo di Stampa Alternativa (visibile sul sito www.stampalternativa.it ), i temi difficili sono un forte caffè per tener sveglio il senso critico nei confronti della contemporaneità: dall’inquinamento alimentare alle ruberie delle banche, dal McDonald’s all’autodifesa dai media, dall’antiproibizionis mo all’omosessualità, a molto altro ancora. E come ogni buon caffè, immancabile è lo zucchero. Non solo controinchieste, quindi, ma anche musica, poesia, letteratura, arte, fumetti, viaggi. La collana Fiabesca, anzitutto, racconti fantastici da ogni parte dal mondo, spesso illustrati. E poi libri dedicati alla musica, con CD allegati, i Container arte, completamente illustrati, e la collana Eretica, con temi alquanto singolari, dai misteri degli etruschi alla Guida ai cimiteri d’Europa; il tutto a un prezzo più che accettabile, visto che di Baraghini è stata l’idea della collana millelire (un nome, un programma, un prezzo, anche se oggi la cifra è aumentata a un euro), che ha costretto le majors dell’editoria a correre ai ripari, specie dopo la pubblicazione della Lettera sulla felicità di Epicuro, millelire da oltre un milione di copie. Abbiamo fatto qualche domanda a questo cinquantaquattrenne resistente.
C om’è iniziata la tua attività d’editore, e com’è riuscita Stampa Alternativa a crearsi una così forte e resistente identità pur essendo, in passato come ora, assai aperta a collaborazioni le più disparate, sia con editori che con tantissime e diversissime associazioni e collettivi?
Fu conseguenza naturale del nostro vivere da capelloni-fricchettoni alla fine degli anni ‘60. Alcuni di noi, me compreso, uscivano con l’autostop dall’angusto confine italiano e al ritorno portavano libri e riviste.
Le riviste erano quelle di controcultura inglesi e americane. Ci affascinavano, passavamo giorni e notti a leggere, commentare e fantasticare. Poi qualcuno tradusse alcuni articoli ed inchieste, qualcun altro ne ciclostilò due, tre, quattro.
Finché, a grande richiesta, decidemmo di diventare editori. Il nome venne da sé, sulla scia delle underground press americane e inglesi che tanto ci affascinavano: Stampa Alternativa, anno di nascita 1970.
Quanto alle collaborazioni, sono ricchezza, crescita, salute culturale, purché non si crei egemonia, gelosia o simili. La maggior parte delle nostre collaborazioni sono state, finché sono durate, del tipo migliore e creativo.
Fin dalle sue origini S. A. ha saputo offrire inchieste e temi difficili. Cos’è rimasto di quel gioioso spirito combattivo e libertario? Di tutto e fors’anche di più. Non è un caso che tra poco riproporremo lo storico "Manuale per la coltivazione della marijuana" (mezzo milione di copie negli anni ‘70), aggiungendo, questa volta, i semi.
Chiaro il concetto? Oltre al pane, nel catalogo di S. A. si è sicuri di trovare le rose.
Infatti, oltre a coraggiose inchieste, fortissima è la presenza di grandi e piccoli narratori e poeti, senza dimenticare i testi illustrati dedicati all’arte, al fumetto, alla fotografia, ai viaggi, e naturalmente alla musica.
Resistenza culturale in un mercato che banalizza sia l’oggetto libro sia il suo contenuto?
Il pane senza le rose avrebbe meno sapore, e sarebbe mal digeribile.
La resistenza culturale, che io chiamo guerriglia culturale vera e propria, ha fortemente bisogno di colorarsi, di profumarsi, di ballare.
Ma alla nostra maniera, quella di sempre, senza biglietti, senza servizi d’ordine, senza comizi, senza business, senza nani e ballerine. I diritti sul sapere e il diritto a sapere: quali le soluzioni della tua casa editrice? Testi no copyright ed e-books gratuiti (libri leggibili e scaricabili gratuitamente dal sito Internet della casa editrice, n.d.r.), con qualche resistenza interna. Ma superabile.
Tu, lo voglia o no, sei il simbolo di S.A., l’eroe romantico di questa casa editrice. Ma, al di là del solito Marcello, c’è all’interno della redazione un gruppo di persone preparate che un domani siano in grado di muoversi autonomamente o tutto è destinato a finire quando ti ritirerai definitivamente alla vita di campagna?
Mi sono già ritirato in campagna, ma per "lottare" meglio. Se non lo facevo, la città, i suoi miasmi, le sue frenesie consumiste, i suoi assessori alla cultura, i suoi sbirri mi avrebbero ridotto all’impotenza. Gli eredi già sono al lavoro, creativo, naturalmente.
di Duccio Dogheria
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Inserito da tosca
il 10/06/2008 - 11:58
Ultima modifica : 10/06/2008 - 08:42
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